La Cantina Torelli detiene un primato: il primissimo Vino Biologico italiano immesso sul mercato è stato, infatti, il Moscato d’Asti prodotto dai vigneti di Gianfranco Torelli.

LA STORIA

Nel 1987, assieme ai miei genitori Marisa e Mario, abbiamo deciso di mettere in pratica le regole dell’Agricoltura Biologica. Successivamente nel 1991 la Comunità Economica Europea con il Reg CEE 2092/91 iniziò a dettare le prime norme di coltivazione biologiche per gli Stati membri. A partire dall’annata 1992 pertanto le aziende vitivinicole che dimostravano di avere almeno 3 anni di coltivazione con metodo bio poterono cominciare a certificare i propri vini come “ottenuti da uve da agricoltura biologica”. Dunque la nostra azienda vitivinicola fu la prima, nel gennaio 1993, ad ottenere la certificazione T000001 per il proprio Moscato d’Asti 1992: nasceva dunque nelle nostre cantine il primo vino BIO certificato da uve da agricoltura biologica in Italia.

IL PENSIERO DI GIANFRANCO TORELLI

“Il primo regolamento Comunitario Europeo del Bio è stato il 2092 del 1991 e l’annata vinicola del 1992 è stata dunque la prima a potersi fregiare della dichiarazione in etichetta della dicitura: Vini ottenuti da uve da agricoltura biologica; quindi il fato ha voluto che il mio Moscato d’Asti DOCG annata 1992 fosse il primo vino biologico certificato in Italia. Sono infatti onorato di conservare la prima autorizzazione alla stampa di etichette biologiche rilasciata da Agri. Bio Piemonte che porta il numero AIB I027 T000001. Abbiamo sempre creduto nel biologico e quando venne approvato il regolamento Cee 2092/91 ci siamo impegnati al massimo per ottenere la certificazione Bio. In quegli anni a parlare di biologico eravamo davvero pochi, bisognava crederci veramente: la sensibilità dei consumatori era molto diversa rispetto ad oggi dove anche le grandi aziende e la grande distribuzione non possono più farne a meno e hanno reparti Bio sempre più vasti. Per noi non è mai stata una moda. È sempre stato il nostro modo di vivere il territorio, coltivare la vite e produrre vino in modo veramente sostenibile, senza slogan o integralismi ma attraverso un duro impegno quotidiano nel rispetto della natura”. 

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